La violenza sulle donne: alcuni dati

I recenti fatti di cronaca ci spingono a riflettere sulle dimensioni del fenomeno della violenza domestica, di cui a farne le spese è spesso la popolazione più fragile come donne, bambini ed anziani.

Un quadro complessivo e articolato sulla violenza contro le donne è emerso soltanto a partire dai dati dell’indagine sulla violenza – denominata “Indagine sulla sicurezza delle donne” – condotta dall’Istat nel 2006 e poi nel 2014, di cui è in corso di progettazione una nuova edizione (2018).

Di seguito si riportano alcuni dati estrapolati dalla sopracitata indagine.

LA VIOLENZA SULLE DONNE (2014)

Il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.

Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro.

Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne , in particolare il 5,2% da partner attuale e il 18,9% dall’ex partner.

Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. 

Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali (76,8% fra tutte le violenze commesse da sconosciuti).

Nel 2014 sono il 26,4% le donne che hanno subìto volenza psicologica od economica dal partner attuale e il 46,1%  da parte di un ex partner.

Una percentuale non trascurabile di donne ha subito anche atti persecutori (stalking). Si stima che il 21,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni abbia subito comportamenti persecutori da parte di un ex partner nell’arco della propria vita. Se si considerano le donne che hanno subito più volte gli atti persecutori queste sono il 15,3%.

I seguenti dati sono invece più recenti e sono anch’essi estratti dalle ricerche dell’Istat. Per approfondimenti rimandiamo al sito Istat.

I FEMMINICIDI (2019)

La serie storica degli omicidi per genere mostra come siano soprattutto gli omicidi di uomini a essere diminuiti in 25 anni, mentre le vittime donne di omicidio sono rimaste complessivamente stabili.

Le donne vittime di omicidio volontario nell’anno 2019 in Italia sono state 111, lo 0,36 per 100.000 donne.

L’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta.

Per oltre la metà dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale o dal precedente e in misura maggiore rispetto agli anni precedenti.

In particolare il 49,5% dei femminicidi sono stati commessi dal partner attuale, l’11,7%, dal partner precedente, nel 22,5% dei casi da un familiare e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva.

LA VIOLENZA E IL COVID-19

Durante il primo lockdown sono state 5.031 le telefonate valide al 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le vittime che hanno chiesto aiuto sono aumentate del 59%. Tale incremento non è attribuibile necessariamente a maggiore violenza ma alle campagne di sensibilizzazione che hanno fatto sentire le donne meno sole.

Il 45,3% delle vittime ha paura per la propria incolumità o di morire; il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domestiche, nel 64,1% si riportano anche casi di violenza assistita.

COME ARGINARE IL FENOMENO

E’ necessario lavorare su due livelli.

Il primo è sicuramente quello culturale: bisogna diffondere la cultura del rispetto delle diversità e delle fragilità in tutti gli ambiti.

A partire dall’ambiente scolastico bisogna proporre iniziative che possano approfondire argomenti tutt’oggi tabù per far sì che la conoscenza superi la diffidenza generata dalla mera ignoranza.

Il secondo livello è quello del supporto delle vittime: è necessario sviluppare in tutti i territori (locali, regionali, nazionali) una rete efficiente di luoghi e specialisti dedicati ad accogliere le vittime di violenza, infondendo la sicurezza nelle vittime che la richiesta di aiuto non sarà inascoltata. Un grande lavoro in questo senso deve essere fatto anche su coloro che maggiormente sono a contatto con le potenziali vittime di violenza domestica: insegnanti, medici, forze dell’ordine devono essere formati affinché possano cogliere eventuali situazioni di disagio per poter indirizzare la vittima verso le giuste strade che portano alla liberazione della spirale della violenza.

Di recente però qualcosa è già stato fatto.

Nell’agosto 2019 è entrata in vigore la legge n. 69, cd “Codice rosso”, che ha innovato e modificato la disciplina penale della violenza domestica e di genere, corredandola di inasprimenti di sanzione. 

La legge tra l’altro inserisce ben 4 nuovi reati:

  1. il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate (cd. revenge porn);
  2. il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso;
  3. il reato di costrizione o induzione al matrimonio, la cui pena è aggravata quando il reato è commesso a danno di minori;
  4. la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Il lockdown però, con il raddoppio delle segnalazioni e delle denunce da aprile a giugno 2020, ha mostrato tutto il lavoro che ancora ci sia da fare in termini di informazione, prevenzione, educazione e riforme. Sempre il lockdown ci ricorda come alcune situazioni violente possano anche non manifestarsi e rimanere sedimentate nella psiche dei singoli, per esplodere in casi di forte pressione come le reclusioni forzate per via delle restrizioni pandemiche.

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