Cos’è il “Global Compact” e perché l’Italia non vuole più firmarlo – riflessione dall’articolo de Il Post

In questi giorni il Presidente del Consiglio Italiano ha annunciato di non voler più firmare il cosiddetto “Global Compact”, dopo aver dichiarato solo pochi mesi fa che lo avrebbe sottoscritto. In un bell’articolo de Il Post si spiega in maniera chiara tutte le dinamiche dietro a questa vicenda: vi invito perciò a leggerlo, perché è in grado di chiarire tutta la questione in modo dettagliato ma non prolisso. La lettura di questo articolo mi ha fatto riflettere molto e vorrei condividere con voi il mio pensiero, che ritengo in linea con i principi di Carmagnola Insieme.

(Spoiler Alert: la riflessione si è poi rivelata essere molto lunga, quindi se siete interessati alla lettura mettevi comodi).

https://www.ilpost.it/2018/11/28/global-compact-migranti-onu/

L’articolo de Il Post riporta la motivazione che Conte ha presentato per giustificare la marcia indietro dell’Italia.

Il Global Migration Compact [sic] è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini. Riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione

Ovvero, un leitmotiv che ha caratterizzato l’ultima campagna elettorale: le decisioni importanti vanno discusse e prese in Parlamento (salvo poi metterci la fiducia sopra, per evitare tutto il processo democratico della discussione parlamentare).

Mi sono di conseguenza chiesta: quali saranno questi temi e questioni così sentiti dai cittadini per cui un governo, democraticamente eletto, e a quanto pare rappresentante del 60% della popolazione italiana, non possa assumersi la responsabilità di decidere in autonomia?

Una cosa magnifica dell’articolo de Il Post è che contiene al suo interno il link al pdf della bozza del Global Compact. Quindi mi sono presa la briga di darci un’occhiata – cosa che consiglio a tutti coloro che masticano l’inglese – per capire dalla fonte diretta di cosa stiamo parlando. Cercherò di raccontarlo qui, chiedendo scusa fin da ora per le traduzioni letterali per cui ho optato talvolta per rimanere il più possibile neutrale.

Innanzitutto il titolo del documento è “Accordo globale per un’immigrazione sicura, disciplinata e regolarizzata”, ovvero un accordo per un qualcosa che questo governo chiede da sempre: un’immigrazione che venga gestita a livello mondiale in maniera condivisa. Fin qui, nulla di non approvabile direttamente dal Presidente del Consiglio, a meno che il suo nome non sia in realtà Salvini.

Il documento afferma, dopo una premessa iniziale, di basarsi su una serie di “principi guida interdipendenti e trasversali”. Tali principi sono: People-centered (un termine quasi intraducibile, che vuol dire un focus centrale sulle persone), Cooperazione internazionale, Sovranità nazionale, Rule of law and due process (termini quasi intraducibili che stanno a significare la validità e imparzialità della legge e del giusto procedimento), Sviluppo sostenibile, Diritti umani, Sensibilità al gender, Attenzione particolare verso i bambini, Whole-of-government and Whole-of-society approach (anche in questo caso espressioni intraducibili, che vogliono dire che la questione immigrazione deve essere approcciata dai singoli governi in tutta la loro totalità, non delegando ad esempio la faccenda al solo Ministero degli Interni etc, e deve coinvolgere tutta la società).

Questi sono certamente valori universali che non necessitano sicuramente una discussione parlamentare per verificarne la validità: sono principi che si basano fondamentalmente sulla convivenza civile e il buon senso.

Il documento ovviamente non si limita a dare principi generici, ma vuole soprattutto indicare una serie di “Obiettivi per un’immigrazione sicura, disciplinata e regolarizzata” come base per “la nostra struttura cooperativa”. Non mi dilungherei molto oltre quindi non vi tradurrò tutti i 23 obiettivi, ma qui di seguito metto l’elenco in inglese e mi limiterò a commentare alcuni punti.

Il punto 2 mira a “Ridurre i fattori sfavorevoli e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il proprio Paese di origine”: quindi, altro non è che il famoso “aiutiamoli a casa loro” che Lega e co. professano da sempre, ma che ora invece si rifiutano di sottoscrivere.

Il punto 8 invece parla di “Rafforzare le risposte internazionali al traffico illegale di immigrati”: anche in questo caso, il cavallo di battaglia dell’attuale governo è contrastare l’immigrazione clandestina ma quando poi si tratta di sottoscrivere un impegno concreto il governo si tira indietro. Ci sono inoltre anche altri punti che in realtà troverebbero largo consenso in questo governo.

Infine va detto che il Global Compact è solamente un documento di intenti assolutamente non vincolante. Perciò firmare questo accordo ha un valore fortemente simbolico: non sottoscriverlo invece evidenzia ancor di più che l’Italia è governata non dai giallo-verdi ma dall’estrema destra. La deriva a destra purtroppo non è solo italiana: anche altri Stati europei (ad esempio Austria, Ungheria) non sottoscriveranno il documento.

La sinistra di oggi deve quindi farsi portavoce di tutti questi valori universali, e che fino ad adesso abbiamo dati per scontati, che attualmente non trovano spazio in larga parte dei governi al potere.

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